martedì 4 giugno 2013

L'automobile in Italia


Dopo aver definito lo sviluppo generale dell’auto nella società, è possibile studiare come ciò sia avvenuto nella penisola italiana. L’auto in Italia assume infatti un ruolo differente da quello che ha nella maggior parte del mondo.


Nel periodo che va dagli anni 20 agli anni 60 l’automobile assunse il compito di semplice mezzo di lavoro. Il boom economico degli anni 60 permise alle famiglie italiane l’apertura a prodotti onerosi come televisioni, lavatrici e appunto automobili, talvolta grazie a prestiti. Nei gruppi familiari dei primi anni 60 i consumi automobilistici rappresentavano una voce di bilancio consistente e seconda per importanza solo all’alimentazione. Questo fenomeno confrontabile con il resto del mondo è da attribuirsi al contesto storico Italiano:
Nell’area scandinava (delle nazioni chiamate “soddisfatte”) le vetture erano considerate un veicolo utilitario e le caratteristiche più apprezzate erano la regolarità di funzionamento, l’affidabilità e la comodità, mentre l’estetica era ritenuta secondaria.
Nei paesi con un alto tenore di vita come Stati Uniti, Svizzera e Olanda l’auto perdeva il suo valore di status symbol attribuendole però sempre scopi di prestigio. L’auto non era più un oggetto da accudire ma un oggetto che facesse bene il suo scopo.


Negli Stati che attraversavano una fase rivoluzionaria ( Argentina, Messico, Brasile, Spagna) l’automobile veniva considerata come un primo passo verso l’innovazione tecnologica e un nuovo potere d’acquisto.
Per ultimo, nelle nazioni come Italia, Francia, Inghilterra, Australia e Giappone che si trovavano in una fase di transizione,  l’automobile assumeva la veste di uno status.
      L’auto era considerata quindi un oggetto di distinzione sociale e venne classificata tra gli “shopping goods” il cui acquisto era dettato dalle connotazioni simboliche del prodotto. Gli “shopping goods” sono oggetti caratterizzati da un elevato investimento affettivo che rende l’acquisto emotivamente coinvolgente e talvolta problematico.
Le quattro ruote avevano perciò assunto  una notevole importanza socio-culturale e psicologica e  Roland Barthes, saggista e critico letterario francese, nel cogliere questo aspetto affermò:
 “[…] fate parlare qualcuno dell’auto che possiede, o di quella che avrà, e saprete immediatamente che cosa pensa della vita, della sua famiglia del suo paese.”



Come visto in precedenza tale concezione dell’auto non è conforme a tutti paesi: è possibile infatti associare ad ogni stato una Casa Automobilistica, quasi sempre in stretta relazione con lo stato di appartenenza.                                                                         
    La Fiat rappresenterà quindi la famiglia italiana, le svedesi Volvo e Saab l’attenzione scandinava per la sicurezza, le Citroën e le Peugeot la signorilità francese mentre le tedesche Volkswagen, Audi e BMW l’efficientismo, la qualità e la sobrietà teutonica.

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