martedì 4 giugno 2013

L'auto e la Politica


L’AUTOMOBILE ha avuto un forte impatto anche sulla POLITICA: l’ avvento dei veicoli a quattro ruote ha obbligato i governi di tutti i paesi a trovare una soluzione al crescente numero di veicoli circolanti.

Si decise così la costruzione di una rete stradale sviluppata e l’introduzione della “Patente” (1901), autorizzazione amministrativa che permette la guida dei veicoli.
In Italia la politica dovette dedicare una particolare attenzione anche negli anni ’60, quando il boom economico permise ad un’ampia parte della popolazione di esaudire il desiderio di possedere un’auto. In questo periodo, fra i politici vi era un’unanime adesione al “sogno automobilistico”, tuttavia mutavano le ragioni del consenso. Se gli esponenti della sinistra consideravano l’automobile come uno strumento per l’emancipazione dei lavoratori e un mezzo per migliorarne la qualità di vita, i rappresentanti di centro e di destra, consideravano l’automobile come uno strumento di lavoro e un simbolo di libertà, di pace sociale e di progresso. Entrambi gli schieramenti vedevano però nell’auto il mezzo che potesse velocizzare gli spostamenti degli operai tra posto di lavoro e abitazione.
Questo incondizionato favore verso l’automobile si esplicitò nel piano autostradale proposto da Fanfani nel 1961.

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